7.4.15

NO ALL’INCENERITORE DI CASE PASSERINI! NO ALL’AEROPORTO



È vergognoso che dopo un anno ci si debba trovare di nuovo a manifestare per tentare di bloccare la costruzione dell’inceneritore di Case Passerini e del nuovo aeroporto di Firenze ed è ancora più vergognoso che l’ottusa volontà di chi decide disastri del genere, non sia minimamente scalfita, alla luce di quanto sin qui emerso sul sistema Italia, nell’ambito delle opere pubbliche. Sì, perché la meccanica ispiratrice delle grandi opere è sempre la stessa: non si fanno perché sono utili o servano a qualcosa, si fanno perché ogni opera pubblica è una torta della quale un certo numero di persone deve mangiare una fetta. D’altronde ci ritroviamo in un paese che ha nominato l’ingegnere Ercole Incalza dirigente del Ministero dei lavori pubblici, tenendolo di fatto ingessato in quel suo ruolo dal 2001, consentendogli di creare un vero e propria organismo privato nella conduzione di questi affari, assegnando appalti, incassando mazzette, distribuendo favori, benevolenze, regali e soprattutto curando, a prescindere dal ministro di turno, che il tutto rimanesse sempre nella stretta, consolidata e collaudata cerchia di intrallazzatori che nel frattempo hanno movimentato migliaia e migliaia di metri cubi di cemento, spesso di qualità inferiore rispetto a quanto appaltato, per realizzare, secondo quanto recita una ormai logora propaganda di stato: opere utili al paese.

Incalza non c’è più, ha dovuto pensarci la magistratura e nemmeno il ministro, ma come si dice: “Morto un Papa se ne fa un altro.” e quindi il nuovo ministro già c’è, bisogna nominare un nuovo Incalza, ma il sistema rimane, rimane lì ad aspettare che decantino un po’ le cose, poi si riprende: in Toscana, adesso sono di turno l’inceneritore di Case Passerini e l’aeroporto. Superata questa fase del, per così dire: “Bisogna farli per forza, altrimenti la torta come la mangiamo?” resterebbe l’aspetto più importante, quello del danno ambientale e delle ricadute in negativo sulla salute dei cittadini, ma questo è un argomento sul quale, anche in questi due casi, si sorvola, d’altronde, cosa ci aspettiamo, il nostro ministro della salute è l’onorevole Beatrice Lorenzin, titolo di studio maturità classica, in Forza Italia nel ’96, già consigliere comunale a Roma, nel 2001, già capo della Segreteria Tecnica di Paolo Bonaiuti, poi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l’informazione e l’editoria nel Berlusconi III e finalmente elevata alla dignità di ministro da Enrico Letta e riconfermata nel ruolo da Matteo Renzi, insomma per volerla dire proprio per bene: nessuna esperienza nel campo della sanità, nessuna esperienza nell’amministrazione della cosa pubblica, insomma, nessuna esperienza.

E qui si potrebbero aprire diversi spunti di riflessione: nelle grandi opere un ministro della salute dovrebbe sedere accanto al ministro dei lavori pubblici e sua preoccupazione dovrebbe essere verificare l’assenza dell’utilizzo di inquinanti, preoccuparsi del territorio in tutte sue accezioni, evitare ogni forma di impatto negativo all’ambiente, perché l’ambiente, prima o poi, lo restituirà comunque all’uomo, sotto forma di patologie, ma questo in Italia è un tema che non ha mai preoccupato la classe politica. Attenzione all’assetto del territorio, protezione delle oasi naturali, tutela del verde e delle attività a esso correlate, mobilità sostenibile, strategia Rifiuti Zero, sono tutti argomenti oggetto dei bei discorsi che si tirano fuori subito dopo un disastro o subito prima delle elezioni, che magari come disastro sono peggio.

La propaganda di regime insiste nel dire che l’utilizzo di un inceneritore comporta una serie di vantaggi per l’ambiente: distruzione dei rifiuti, migliore qualità dell’aria, perché si eliminano i depositi di materiali che marciscono e spargono per l’aria fetori di varia natura e soprattutto perché un inceneritore manda fuori solo vapore acqueo, senza mai farsi sfiorare dall’idea di un circolo virtuoso della gestione rifiuti che comporterebbe meno rischi e danni per tutti. Ammesso che questa faccenda sia vera, come è possibile accettarla per tale, se alla luce di quanto sin qui avvenuto è oramai chiaro che i lavori non vengono affidati in appalto sulla base di competenze e sulla base del rapporto qualità prezzo; c’è da chiedersi come sia possibile che tentino ancora di far credere che un inceneritore, costruito dagli amici di qualche amico, possa essere sicuro, non inquinante, che rispetti i rigorosi standard delle varie agenzie dell’ambiente e non piuttosto realizzato con materiali e modalità che, terminata l’opera, affidino a qualche altro amico degli amici, una manutenzione continuata e aggravata nel tempo e fatta di continue emergenze.

L’aeroporto, poi, è una genialata da ciliegina sulla torta: inquinamento da rumori? Gas di scarico nell’ambiente? Sostanze incombuste che si depositano sul territorio? La salute dei cittadini? Il peggioramento della qualità della vita? E chi se ne frega, i soldi in ballo sono troppi per prestare attenzione agli “effetti collaterali” e d’altronde non è che ci si possa aspettare niente di diverso a fronte di una classe politica asservita ai dettati delle logiche del capitale e a tutto questo va aggiunto che nell’area interessata alla costruzione dell’aeroporto verrebbero, di fatto, cancellate le Oasi esistenti, la cui realizzazione è stata fatta utilizzando denaro pubblico e non ci sarebbe mai il Parco della Piana, in progetto da circa venti anni e che dovrebbe essere una zona di tutela e promozione delle aree verdi e delle attività agricole. Anche quest’anno l’undici di aprile, ci sarà una manifestazione per tentare di bloccare tutto questo, perché non sarà mai abbastanza forte il gridare basta al continuo attentare alla salute dei cittadini, allo spreco del denaro pubblico e alla logica del profitto e della spartizione.


L’undici di aprile, ci sarà di nuovo una manifestazione per tentare di bloccare quelli che sono veri e propri ecomostri, perché non sarà mai abbastanza forte il gridare basta al continuo attentare alla salute dei cittadini, allo spreco del denaro pubblico e alla logica del profitto e della spartizione. Il PCL è presente anche in questa lotta che rappresenta il primordiale bisogno di riappropriarsi del territorio e di essere al fianco di chi rischia la salute - leggasi ovviamente soprattutto di coloro che sono nelle condizioni sociali più precarie e difficili ma l’azione di lotta, oltre ad esser diretta contro inceneritore, aeroporto e conseguente avvelenamento della piana Firenze, Prato Pistoia, si allarga, senza che possa esser altrimenti, al tema del lavoro e all’acqua che deve esser, senza se e senza ma, considerata un bene comune.

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