2.10.17

L’ANTIFASCIMO MILITANTE NON SI PROCESSA – IL PCL È SOLIDALE A TUTTI I COMPAGNI DURAMENTE REPRESSI PER IL CORTEO DEL 16 NOVEMBRE 2013 CONTRO CASAPOUND

Tutto accade in una sera di novembre, precisamente il giorno 9 del 2013, in cui tre giovani compagni del Pcl, furono aggrediti da una decina di militanti di Casapound, all’altezza di Piazza della Repubblica, in quello che è stato il tipico agguato neofascista, nella sproporzione delle forze atte al pestaggio. Al bar Le Giubbe Rosse, la nota organizzazione di mazzieri, nel pomeriggio aveva organizzato un incontro e la presentazione del libro "il caso Speziale", annoverando tra i relatori il portavoce fiorentino Saverio Di Giulio. L’aggressione che tra l’altro cadeva ad un mese dal secondo anniversario della strage fascista di piazza Dalmazia effettuata da Casseri, esponente di Casa Pound, mostrò la ciclicità della violenza squadrista nella città di Firenze. Il sedici novembre, dunque quella parte della città che non è in piccola porzione: antifascista, militante, antagonista organizzata e di movimento, scese in piazza. Scese in piazza onestamente preoccupata perché davvero non era così remoto il rischio che quel terreno di coltura, nella pratica della violenza alla parte più debole della classe, diventasse la prassi in quell’amalgama che unisce il bisogno legalitario della democrazia borghese alla criminale condotta di gruppi di estrema destra che all’associazionismo razzista, accompagna anche la virulenza delle percosse a scopo punitivo e intimidatorio. Un corteo importante, un corteo che vide aderire innumerevoli soggettività e che si mosse tra parole d’ordine e bandiere, indignazione e rabbia. Una manifestazione, che nonostante sfilasse per le vie del centro, passando anche davanti la sede di Casapound, non ebbe momenti di tensione ma offrì una risposta cittadina forte e ferma e senza alcuna radicalizzazione di piazza. Eppure, tutto può servire al casus belli e anche una sciarpa può essere presa a preteso di azioni repressive e nette. È infatti del 19 settembre 2017, la notifica da parte del Tribunale di Firenze, di condanne per 17 compagni e compagne a 16 anni complessivi di carcere (nell’ordine: per 15 antifascisti, la pena è di un anno per reato di travisamento e un mese ad un altro per accensione di materiale pirotecnico). Di un anno fa, le denunce per travisamento e poco più di una settimana fa, le sentenze che hanno stabilito condanne, al massimo del reato per la stessa pena. Se la democrazia pone da una parte come baluardo alle nostalgie del ventennio, la risposta legislativa (quando va bene e da sepolcro imbiancato) e per questa, basti pensare all’inapplicata legge Scelba del ’52 in vigore da più di mezzo secolo, alla Mancino del ’93 che estende il proprio significato anche alla xenofobia, all’ultima proposta di Legge Fiano, dall’altra, non ha mai impedito però che la mala pianta del MSI diventasse forza politica o abbia mai in seguito limitato la crescita di organizzazioni razziste e fortemente di destra o troncato sul nascere il proliferare delle strutture fasciste. E la ragione è semplice e per questo assolutamente drammatica: la democrazia borghese non è che sia incapace di sradicarsi dal fascismo ma è disinteressata a farlo e perché attigua a questo e ai suoi meccanismi, innanzitutto nell'apparato repressivo dello Stato che si è sempre fatto interprete dei i peggiori ambienti reazionari (chi non ricorda i cori di polizia nel nome del Duce, mentre a Genova, sedici anni fa i manifestanti venivano massacrati?) e perché il capitalismo in crisi ripropone e in maniera funzionale la spirale dell’oppressione necessaria al propria sopravvivenza e dunque ad un retroterra da cui prendere la distanza si rende contraddizione. La borghesia non concede, semmai toglie alle proprie vittime sociali, allarga il proprio consenso colpevolizzando parte della classe e quando non vi riesce, abbrutirne la coscienza, dirottare il malcontento. Questa è la chiave di volta che trova nei populismi di governo di opposizione e nelle tendenze fasciste il volto senza infingimenti di tali populismi. I partiti reazionari, apparentemente alfieri dell’antisistema, si rivelano le sentine del sistema dominante. Il gioco di carambola dunque non può stupire: la borghesia, chiede al ministro Marco Minniti un’ulteriore legge contro i fascisti , facendosene interprete il PD con la Fiano, anche se nel frattempo la legge n. 46/201, dà in pasto i migranti agli aguzzini libici, consente alla polizia di manganellare i rifugiati eritrei, consegna la povertà al reato e tenta con un colpo di reni di spazzare ogni reale resistenza all’antifascismo di piazza, indebolendo nella repressione, nei fermi, nel carcere tutti i compagni e le compagne che hanno seriamente a cuore la lotta antifascista e dunque di classe. Nostro è l'appoggio, la solidarietà e la vicinanza ai compagni così duramente colpiti. Perché ricordiamo che sono i compagni che in fasi storiche non lontane hanno impedito che il fascismo dilagasse, limitandone fortemente l’agibilità e l’azione, sono i compagni quelli che ad oggi, si ritrovano ad essere processati per aver voluto fare da argine alla delinquenza, quella vera dei cani a guardia del sistema e sono quei compagni e quelle compagne ad essere la nostra irrinunciabile barricata. 

PCL- FIRENZE

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